domenica 18 settembre 2016

Piz Giubin

Escursione al Gottardo

Alle cinque del mattino di Domenica 18 Settembre squilla il telefono. E' una socia del CAO iscritta alla gita al Piz Giubin. Mi dice che piove e che intende girarsi dall'altra parte e riprendere a dormire. Le auguro la buona notte e finisco di preparare il cibo e lo zaino.
A dire il vero nei giorni precedenti altre persone avevano dato forfait alla gita in quanto le previsione sul Gottardo erano davvero poco incoraggianti. Qualcuno si azzardava a prevedere che ci saremmo trovati sotto la neve oltre una certa quota. Accidenti, che menagramo!!!
Però alla fine la voglia di montagna prende il sopravvento. Come si fa a spaventarsi per un po' d'acqua? In fondo non è la prima volta!
Così alle 06,30 siamo seduti sul pullman pronti per partire. Cioè......mancavano due persone, marito e moglie, che ho chiamato e che pensavano di dover partire un'ora dopo. Sono arrivate ben otto minuti dopo, accolte da ululati di rimprovero e commenti piccanti sui motivi notturni che avevano causato il ritardo.
Beh, volete proprio sapere com'è andata? Non ha piovuto!!!!! Qualche rarissima e sottile goccia durante la salita e pochi, piccolissimi fiocchi di neve presso la cima. Un po' di nebbia che nascondeva il panorama ma rendeva l'ambiente particolare e quasi carico di mistero, in ogni caso bellissimo. Di tanto in tanto un po' di aria freddina ma anche timidi raggi di sole.
Siamo saliti con tutta calma riuscendo a tenere il gruppo compatto e alla fine della pietraia che conduce in cima ben 25 persone hanno raggiunto la vetta.
Una giornata che ha davvero soddisfatto tutti. I visi dei gitanti esprimevano gioia e allegria. La cima raggiunta era molto gratificante anche perchè la cresta finale era tutt'altro che noiosa, anzi.
L'arietta su in cima ci ha consigliato di scendere un po' per mangiare, fino ad un pianoro dove la fame ha preso il sopravvento obbligandoci alla sosta. Poi giù, lungo un percorso diverso da quello della salita, fra pascoli in quota dove la natura ha già un'aspetto quasi autunnale. Caffè, cioccolata, torta all'Ospizio del Gottardo (nessuno rida perchè siamo andati all'Ospizio, vietati i commenti), e ritorno a Como prima delle 19.
Insomma una gita dove tutto è andato davvero nel modo giusto. L'escursionismo del CAO funziona sempre bene e la soddisfazione dei soci è la miglior gratificazione per gli accompagnatori e per tutto il Gruppo Escursionistico.
Raccogliete questo messaggio: venire in montagna con noi è bellissimo!

Adriano








domenica 11 settembre 2016

Ferrata Porro

Val Malenco

Facile, divertente e panoramica nuova ferrata in Val Malenco, al Torrione Porro: un bel gruppetto con alcuni giovani e mamme rimaste al Rifugio Porro.


partenza ferrata

preparazione e veloce spuntino

verticalità
giovane in azione
  
un po' meno giovane in  azione

si sale

arrivo panoramico

tutti in vetta

il giusto pranzo ricostituente

ritorno in foresta

domenica 17 luglio 2016

Rifugio Marinelli

Escursione in Valmalenco

Trenta soci iscritti a questa due giorni in Valmalenco, segno che la scelta di questa zona è stata veramente una grande idea! E in effetti Valmalenco significa Bernina, ghiacciai, morene e laghetti in quota, panorami da cartolina che resteranno a lungo negli occhi e nel cuore.

La prima meta da raggiungere è il Rifugio Carate, lungo un sentiero a tratti ripido ma che ben presto ci porta in quota liberandoci dal caldo afoso della valle. Infatti ci gustiamo la meritata sosta seduti sui sassi al sole, mangiando qualcosa e godendoci il fresco venticello.

Caffè al rifugio e via verso la Marinelli. Ormai l'ambiente è da alta montagna. Non ci sono più alberi e si compie un lungo e meraviglioso traverso sulla morena, attraversando alcuni facili nevai e numerosi ruscelli.

Davanti la visione della Punta Roseg e a sinistra il ghiacciaio dello Scerscen che ci accompagnano mentre su un alto spuntone di roccia si vede il rifugio. Prima della salita finale passiamo accanto a vero e proprio gioiello, un lago azzurro con numerose lastre di ghiaccio galleggianti. Inutile dire che le fotografie si sprecano per portarsi a casa questo spettacolo.

Ed eccoci al rifugio, un luogo mitico dove troviamo altri gruppi, alcuni dei quali partiranno poi verso la Capanna Marco e Rosa e la vetta del Bernina.

Noi abbiamo ambizioni più tranquille per il giorno successivo, e così ci rilassiamo guardandoci in giro perché c'è veramente molto da guardare e tutto bellissimo.

Una bella cena (a dire il vero non molto abbondante) e una sana dormita ci fanno trovare pronti alla mattina per completare la gita. Venti soci scelgono di salire alla Bocchetta di Caspoggio per facile ghiacciaio e scendere dall'altra parte fino al Rifugio Bignami, posto anch'esso in zona estremamente panoramica con grandiosa vista del fronte del ghiacciaio Fellaria e vicino ad un delizioso alpeggio.

Altri dieci gitanti dovrebbero rientrare alle auto scendendo dapprima al Carate e da lì traversando verso il Bignami lungo un altro sentiero, compiendo in questo modo un anello. Le informazioni del rifugista garantiscono che il percorso è tranquillo, ma purtroppo non è così e i nostri amici devono affrontare dei nevai molto insidiosi che li mettono a dura prova. E' andata bene, ma credo vada sottolineata la leggerezza del rifugista nel fornire informazioni. La montagna, lo sappiamo bene, è un ambiente severo, che offre grandi soddisfazioni ma che va affrontato col buon senso e ampio uso del cervello. Se non si è sicuri al 100% nel dare indicazioni è sicuramente meglio essere sinceri e dire “non lo so”, piuttosto che garantire che un sentiero è sicuro e mandare le persone a mettersi nei guai. Magari in condizioni normali lo è, ma quel giorno c'era parecchia neve a complicare le cose.

Fortunatamente non è successo nulla e alla fine il tutto è stato serenamente accettato.

Il ritorno alle auto è poi avvenuto senza problemi su un bel sentiero tranquillissimo e dopo aver attraversato sopra una diga. Meno piacevole il rientro a casa a causa del traffico ma questo lo sapevamo già e non ci ha certo tolto il piacere di essere stati insieme per due giorni in posti tanto belli.


Adriano
















domenica 3 luglio 2016

Punta Terrarossa

Alpinismo al Sempione

Il tempo per domenica 3 luglio era previsto bello in zona Sempione, cosa rara in questo periodo di instabilità del meteo. Eppure il giovedì sera gli iscritti erano solo due: un accompagnatore ed il partecipante Giovanni . C’era il rischio che questa gita venisse annullata. Venerdì sera Carlo mi comunica che è riuscito a liberarsi e mi conferma la sua presenza come accompagnatore, essendo già in Valle Formazza si farebbe trovare al passo del Sempione. Sabato in mattinata la svolta definitiva. Mi chiama Giuseppe, una nuova e simpatica conoscenza, entusiasta ed appassionato di montagna, che mi conferma la sua presenza. Così … con un po’ di buona volontà … e qualche telefonata sia crea un piccolo e volonteroso gruppo per l’avventura alla Punta Terrarossa. Chiara si è trovata libera da impegni famigliari, Giovanni chiama un suo amico Fabio e con Giuseppe ci troviamo tutti in macchina sulla strada per il Sempione. Nuvole consistenti, vento freddo e fastidioso ci danno il benvenuto al passo. Fiduciosi delle previsioni, alle ore 8,20 ci incamminiamo ben coperti nella nebbia. Man mano che saliamo la nebbia si dirada ed appare in tutta il suo splendore un bellissimo cielo terso. Rigenerati anche dal tepore dei raggi del sole, arriviamo ad un bivio in vista della Capanna Monte Leone, di fronte al bellissimo gruppo del Monte Leone la cui cima è la più alta delle Alpi Lepontine. Un sentiero con una certa pendenza ci porterebbe veloci alla cresta WSW, da cui era prevista la salita alla vetta, ma il forte vento a raffiche ci induce di proseguire fino alla Capanna e da lì salire per il versante parete SE alla vetta. Breve sosta. Si studia l’itinerario ancora coperto in parte da neve consistente. Partiamo per un non ben visibile sentiero e raggiungiamo l’attacco del nevaio dove, calzati i ramponi, in fila indiana iniziamo la salita. Affrontiamo in prima il nevaio con un traverso, poi abbandoniamo la neve e sempre con i ramponi agli scarponi, saliamo per tracce di sentiero tra rocce per poi affrontare l’ultima cresta di neve con cornice, breve ma di una certa pendenza. Quindi tolti i ramponi, tra sfasciume di sassi e traccia di sentiero molto irto, ci portiamo alla vetta, indicata con un bastone, mentre la croce si trova un po’ più avanti leggermente più in basso. Gruppo Oberland Bernese, Gruppo del Vallese, la bellissima parete Nord del Monte Leone con la meravigliosa Alpe Veglia, offrono uno scenario semplicemente fantastico a 360°. Foto di gruppo e via. Il vento si è un po’ calmato nelle sue sfuriate a raffiche ma l’aria rimane fredda, decidiamo di fare la traversata completa anche per non affrontare il ripido pendio ed il nevaio sottostante. Un breve ostacolo ci si presenta: una cresta di neve di circa venti metri da sormontare per arrivare alla croce. Un passaggio semplice che diventa non banale senza l’uso dei ramponi. Sormonto la cresta e pestando delle vecchie tracce ormai coperte, con cautela e concentrazione, mi porto dall’altra parte della cornice facendo segno ai compagni di venire tranquilli. Siamo alla croce, ora ci attende un percorso di sfasciumi con pietre instabili che richiedono molta attenzione per la discesa e finalmente tra un ometto di pietra e l’altro affrontiamo questo ultimo tratto fino ad abbandonare la cresta e raggiungere il bivio di qualche ora prima. Al riparo dal vento che ancora gioca sulla montagna, contenti e soddisfatti del bel percorso a tratti un po’ impegnativo, in un punto riparato ci concediamo un meritato spuntino. Ultimo sforzo fino al passo dove ci attende una buona birra all’Ospizio del Sempione. Brindiamo per la bella gita C.A.O., salvata all’ultimo momento, e per le prossime a venire sempre in bella e speriamo numerosa compagnia. 

Antonio


sopra le nebbie

gruppo Monte Leone

salita versante NE

oltre la cresta di neve

sulla cresta di vetta

sulla cresta di vetta

in vetta

gli accompagnatori

tutti in vetta

cresta di vetta

in discesa

in discesa

itinerario


 

domenica 19 giugno 2016

Lago Ledù

Escursione in Val Bodengo

Dalla selvaggia Val Bodengo ci si alza su sentiero ripido verso l'Alpe Campo; da qui, dolce piana ai piedi delle guglie ripide dell'Alto Lario ci si alza ancora su pietraie ed un canalino innevato fino ad una bocchetta, detta "del cannone". Eccoci arrivati in uno dei luoghi più incantevoli ed aspri dell'Alto Lario, il laghetto Ledù. Nonostante il meteo incerto e non invitante, siamo arrivati al laghetto, al suo bivacco ed ai suoi panorami.
Eravamo in pochi ... ma buoni.
E' la quarta volta che salgo al lago Ledù ..... ma ci tornerò ancora!

Giorgio

La piana dell'Alpe Campo

Alpe Campo

Canale verso la Bocchetta del Cannone

Si sale sulla neve

Lago Ledù (mezzo ghiacciato) dalla bocchetta

Alto Lario dal Bivacco Petazzi

Bivacco Petazzi

Quando si apre la porta del bivacco ......

In discesa




Meritata birra al Birrificio Spluga!