Trenta
soci iscritti a questa due giorni in Valmalenco, segno che la scelta
di questa zona è stata veramente una grande idea! E in effetti
Valmalenco significa Bernina, ghiacciai, morene e laghetti in quota,
panorami da cartolina che resteranno a lungo negli occhi e nel cuore.
La
prima meta da raggiungere è il Rifugio Carate, lungo un sentiero a
tratti ripido ma che ben presto ci porta in quota liberandoci dal
caldo afoso della valle. Infatti ci gustiamo la meritata sosta seduti
sui sassi al sole, mangiando qualcosa e godendoci il fresco
venticello.
Caffè
al rifugio e via verso la Marinelli. Ormai l'ambiente è da alta
montagna. Non ci sono più alberi e si compie un lungo e meraviglioso
traverso sulla morena, attraversando alcuni facili nevai e numerosi
ruscelli.
Davanti
la visione della Punta Roseg e a sinistra il ghiacciaio dello
Scerscen che ci accompagnano mentre su un alto spuntone di roccia si
vede il rifugio. Prima della salita finale passiamo accanto a vero e
proprio gioiello, un lago azzurro con numerose lastre di ghiaccio
galleggianti. Inutile dire che le fotografie si sprecano per portarsi
a casa questo spettacolo.
Ed
eccoci al rifugio, un luogo mitico dove troviamo altri gruppi, alcuni
dei quali partiranno poi verso la Capanna Marco e Rosa e la vetta del
Bernina.
Noi
abbiamo ambizioni più tranquille per il giorno successivo, e così
ci rilassiamo guardandoci in giro perché c'è veramente molto da
guardare e tutto bellissimo.
Una
bella cena (a dire il vero non molto abbondante) e una sana dormita
ci fanno trovare pronti alla mattina per completare la gita. Venti
soci scelgono di salire alla Bocchetta di Caspoggio per facile
ghiacciaio e scendere dall'altra parte fino al Rifugio Bignami, posto
anch'esso in zona estremamente panoramica con grandiosa vista del
fronte del ghiacciaio Fellaria e vicino ad un delizioso alpeggio.
Altri
dieci gitanti dovrebbero rientrare alle auto scendendo dapprima al
Carate e da lì traversando verso il Bignami lungo un altro sentiero,
compiendo in questo modo un anello. Le informazioni del rifugista
garantiscono che il percorso è tranquillo, ma purtroppo non è così
e i nostri amici devono affrontare dei nevai molto insidiosi che li
mettono a dura prova. E' andata bene, ma credo vada sottolineata la
leggerezza del rifugista nel fornire informazioni. La montagna, lo
sappiamo bene, è un ambiente severo, che offre grandi soddisfazioni
ma che va affrontato col buon senso e ampio uso del cervello. Se non
si è sicuri al 100% nel dare indicazioni è sicuramente meglio
essere sinceri e dire “non lo so”, piuttosto che garantire che un
sentiero è sicuro e mandare le persone a mettersi nei guai. Magari
in condizioni normali lo è, ma quel giorno c'era parecchia neve a
complicare le cose.
Fortunatamente
non è successo nulla e alla fine il tutto è stato serenamente
accettato.
Il
ritorno alle auto è poi avvenuto senza problemi su un bel sentiero
tranquillissimo e dopo aver attraversato sopra una diga. Meno
piacevole il rientro a casa a causa del traffico ma questo lo
sapevamo già e non ci ha certo tolto il piacere di essere stati
insieme per due giorni in posti tanto belli.
Adriano
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